La plastica è un materiale messo al bando dalle aziende e dai Governi per le conseguenze ambientali del suo utilizzo incontrollato ma rimane pur sempre una delle risorse più utilizzate per la produzione di oggetti e imballaggi d’uso comune. Se è vero che l’industria deve necessariamente volgere la propria attenzione alle norme di sostenibilità, diventate ormai cogenti, è vero anche che le problematiche che caratterizzano la plastica non sono solamente ambientali.
La plastica è un materiale versatile ed elettricamente bilanciato
Difatti questo materiale è versatile, facile da lavorare ed economico ma è anche elettricamente neutro e, pertanto, può dar vita a intoppi sul ciclo produttivo come si legge anche dal blog di barreantistatiche.it.
In condizioni “normali” la plastica risulta essere un materiale elettricamente bilanciato perché possiede lo stesso numero di cariche positive e negative. Tuttavia quando questa entra in contatto con altri materiali, per esempio quando viene lavorata in macchinari ad alta velocità, l’equilibrio si rompe e si verifica l’accumulo di carica elettrostatica. Si tratta di un fenomeno abbastanza comune che, nella vita di tutti i giorni non produce rischi o pericoli per le persone. Tuttavia quando questo si verifica all’interno di ambienti industriali, dove sono presenti merci, lotti e macchinari, l’accumulo di cariche elettrostatiche diventa abbastanza pericoloso.
Il motivo?
Semplice: le cariche elettrostatiche accumulate sono invisibili e impercettibili ma agiscono su prodotti, polvere, materiali e lavorazioni causando danni alla produzione e rischi per l’incolumità degli operatori. Vediamo il perché.
Per prima cosa quando un operatore prendere la scossa avvicinandosi al macchinario o toccando i prodotti lavorati potrebbe reagire in modo tale da procurarsi un danno o da infortunare altre perone presenti.
Inoltre gli accumuli di carica elettrostatica fanno sollevare in aria polveri e materiali leggeri e sottili, causando inceppamenti nei macchinari. Pensiamo ai pacchetti di farina che, caricati elettricamente, fanno sollevare i granuli sul bordo della confezione e sul nastro trasportatore. Oltre a sporcare i nastri del macchinario la farina sollevata impedisce alla macchina di chiudere l’involucro e, quindi, il prodotto finito non sarà sigillato e idoneo alla vendita.
La conseguenza di questo fenomeno è la produzione di elevate quantità di sprechi, adducendo danni economici all’azienda di non poco conto. Per non parlare della sospensione continua delle attività di produzione osteggiate dal materiale trasbordato sui nastri dei macchinari che si inceppano e che devono essere ripuliti di volta in volta.
Gli altri rischi derivanti dalle cariche elettrostatiche
A ciò si uniscono i rischi di innesco di incendio perché le polveri sollevate dall’accumulo di carica elettrostatica possono entrare in contatto con parti elettriche o surriscaldate dando vita a conseguenze molto pericolose.
Quindi i macchinari interessati da accumuli di carica elettrostatica si inceppano, rallentano e si danneggiano anzitempo, causando aggravi economici alla produzione. Tale fenomeno agisce anche sui lotti invendibili e, per i quali, le aziende produttrici registrano perdite economiche continue.
Per tutte queste ragioni le realtà industriali e produttive che lavorano la plastica o materiali neutri soggetti al medesimo fenomeno non hanno altra scelta che chiamare un’azienda qualificata per dissipare questi accumuli di carica inevitabili. La soluzione consiste nell’installazione di barre ionizzanti e di strumenti di monitoraggio che rilevano gli accumuli di carica dissipandoli. Solo così l’azienda potrà ritrovare il ritmo produttivo ideale senza più doversi fare carico di costi di manutenzione, interruzione e spreco tipici dei macchinari soggetti all’accumulo di cariche elettrostatiche.